È un groviglio economico e politico complicato quello che investe le conseguenze del decreto Salva-Banche e il futuro di migliaia di piccoli risparmiatori, che hanno investito in obbligazioni subordinate e ora si ritrovano senza più soldi nè risparmi. Le domande si rincorrono: è mancata la vigilanza? I risparmiatori potevano essere salvati? Di certo molte cose non hanno funzionato, se anche dall’Europa è arrivata l’accusa alle banche: “Vendevano alla gente prodotti inadatti”.
Nel mirino delle Associazioni dei consumatori sono finite un po’ tutte le autorità, dalla Banca d’Italia alla Consob. La mobilitazione è diffusa e una cosa sembra certa: i risparmiatori non erano consapevoli dei rischi legati alle obbligazioni subordinate. Cosa si poteva fare? Intervistato dal Corriere della Sera, il direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi ha detto: “La verità è che il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in tempi non sospetti ha chiesto di arrivare a vietare la vendita di obbligazioni subordinate agli sportelli in modo che solo investitori istituzionali potessero acquistarli e non i semplici risparmiatori”, aggiungendo poi: “Non possiamo vietare di vendere questo o quel prodotto. Non abbiamo poteri così ampi. E ricordo che a vigilare sulla sollecitazione al risparmio è preposta un’altra autorità”. Secondo quanto scrive ll Sole 24 ore, sarà la Consob l’arbitro chiamato a decidere caso per caso sui danni subiti dai risparmiatori che hanno acquistato obbligazioni subordinate: ci sarebbe un fondo di solidarietà con una dote iniziale di 80 milioni di euro, ma il sostegno previsto dal Governo (e solo parziale) andrebbe solo ai risparmiatori più deboli, i più penalizzati dal salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife.
Dal canto loro le Associazioni dei consumatori affilano le armi. Questo perché, a fronte delle prove oramai incontestabili e certificate anche dall’Ue circa la vendita di “prodotti inappropriati a persone che non sapevano cosa compravano”, il Governo non sta fornendo le giuste risposte, e continua a parlare di briciole di indennizzo ai risparmiatori”.
Le Associazioni denunciano a loro volta che “il solito clientelismo all’italiana con finanza e politica a proteggersi l’uno con l’altro hanno provocato l’ennesimo scempio al risparmio del Paese. Il conto delle banche lo stiamo pagando noi”. E spiegano: “Sul fatto che le banche italiane abbiano avuto dei problemi a causa della crisi siamo tutti d’accordo. Ma quanto è accaduto con i subordinati delle 4 banche (BancaEtruria , CariChieti, Banca Marche e CariFerrara) rasenta l’inverosimile: lo schema di salvataggio del Governo ha polverizzato un miliardo di risparmi di cittadini convinti che fosse un investimento sicuro. E’ vero che qualcosa si doveva pur fare, ma nessuno ci ha detto che i problemi si trascinavano da tempo.
Nessuno ci ha detto che Banca d’Italia, invece di commissariare le banche subito, ha chiesto di ricapitalizzare, il che ha portato molti altri piccoli azionisti a mettere denaro in banche mal gestite. Ma il denaro degli azionisti non è bastato, in tempi di crisi con l’economia a rotoli. Allora si spiega il disegno di sistema: raccogliere denaro, tanto denaro (50 miliardi!) con obbligazioni subordinate, spacciate per investimenti semplici, ma imbottiti di rischi. Siamo all’assurdo: tutti si sono prodigati per far sì che il risparmio finisse in prodotti speculativi”.
Sotto accusa c’è anche la Consob, che “conosceva i rischi di tali prodotti”. Le Associazioni dei consumatori chiedono di sedere a un tavolo di conciliazione paritetica con banche, Governo e associazioni che rappresentano i consumatori per “dare il giusto peso alle richieste di chi è più debole”. E spiegano: “Il Governo ora deve andare avanti e prendere tutti i provvedimenti necessari: capire bene se Consob e Banca d’Italia hanno responsabilità e quali, perseguire i responsabili e proteggere tutti i risparmiatori che sono stati truffati per non avere avuto le corrette informazioni sui propri investimenti. Ci vuole un fondo, chiamiamolo un fondo di ristoro, che rimborsi tutti coloro che hanno subito le conseguenze di una vendita inadeguata. L’Europa non può mettere becco in questo caso, dove sono gli aiuti di Stato? Non ci sono! C’è solo il rispetto del principio, quello sì tutelato dal diritto europeo, della protezione del risparmio”.
L’Unione Nazionale Consumatori ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro Bankitalia per accertare eventuali profili penalmente rilevanti in relazione alla mancata vigilanza e alla mancata comunicazione al mercato in merito ai rilievi fatti al management delle banche “salvate”.
Bankitalia è intervenuta più volte dentro le banche fallite, rilevando delle anomalie negli anni precedenti ai default, ma non ha mai ritenuto di dover avvisare il mercato. In particolare, non lo ha fatto quando c’è stato l’aumento di capitale. Se lo avessero fatto, i risparmiatori non avrebbero certo acquistato le azioni e le obbligazioni secondarie e non avrebbero perso i loro soldi. Chiediamo al ministro Padoan ed al Governo di inserire, tra le misure, la modifica del decreto salvabanche, laddove impedisce ai consumatori l’esercizio dei loro sacrosanti diritti”.